Amarcord Granata. Totò Frisenda, il mitico "Totò delle curve" si racconta con intervista e videomessaggio.

10.05.2020

Una recente foto di "Bomber" Frisenda in situazione di relax, in compagnia della sua dolce metà neritina.

Nardò 1978-1979. Il baffuto Frisenda in alto tra Faggianelli e Pellegrini.

Un finale thriller di campionato è stato indubbiamente quello del 1997 col calendario che si è divertito a mettere di fronte Nardò e Tricase (partita da giocare in casa nostra) entrambe al vertice del girone ed in lotta per il salto fra i professionisti. Situazioni limite, frutto del caso, e per cuori deboli. Ma andando ancora a ritroso nel tempo, esattamente al 21 maggio 1978 (e qui il tempo abbatte la memoria, ma i più affezionati ricorderanno senza dubbio), un altro epilogo di campionato, che nemmeno il più brillante scrittore di libri gialli avrebbe escogitato, andò in scena: Nardò – Pineto. E’ bene quindi fare una breve presentazione di questo match per capire come le circostanze possono disegnare situazioni estreme e bizzarre. Tre retrocessioni (Casarano e Manfredonia già retrocesse) e la terzultima posizione in bilico. Ebbene la classifica vedeva Pineto a 27 punti e Nardò a 25 (la vittoria valeva due punti), con le due squadre appaiate nella differenza reti; bisognava vincere per salvarsi grazie a quest’ultima variabile. Abbiamo detto un match per   cuori forti, e così è stato. Fu deciso da Totò Frisenda con un colpo di testa, e noi lo abbiamo raggiunto per la nostra intervista amarcord. Classe 1949, si racconta con rara schiettezza e disinvoltura.

Ciao Totò e grazie per la disponibilità.

Sono io che vi ringrazio per questa bella sorpresa che mi fa tornare indietro nel tempo.

Totò o Rino?

Il mio nome è Salvatore, però in Calabria diventa Salvatorino e quindi Rino, mentre i Salvatore a Nardò sono Totò.

Come sei arrivato a Nardò?

Dovevo andare alla Triestina, in serie C, voluto fortissimamente dal Direttore Sportivo degli alabardati Sbardelli; però mio padre non accondiscese a tale scelta. Ricordo che mi disse :”non andare a Trieste, c’è la Bora”; capitò che a Nardò arrivò come allenatore Pulvirenti, crotonese anche lui, che mi diede l’out-out :”se non vieni insieme a me, non vado nemmeno io”. Insomma, fu questo il motivo del mio approdo in maglia granata. 

Dopo Nardò com’è proseguita la tua carriera?

Dopo aver giocato a Nardò per quattro anni, ho fatto altri due anni a Crotone, il primo anno in promozione vincendo il campionato, il secondo in Serie D. Ho quindi allenato la categoria giovanissimi della mia città vincendo la fase nazionale e poi ho fatto l’allenatore in seconda. A 40 anni però sono uscito dal mondo del calcio. E’ un mondo dove non c’è meritocrazia! Pensa che sono arrivato primo ad un corso di allenatore a Coverciano (su 70 partecipanti) ma non ho mai allenato. Ti sembra corretto? Non c’è limpidezza, non c’è sincerità. Ed io non mi ritrovo in tutto questo. Ammetto anche di non avere un carattere semplice e di essere molto orgoglioso.

Quindi come è proseguita la tua vita?

Vivo a Crotone, mia moglie è neritina, molto legata alla sua terra e per questo vengo da Voi con la frequenza di circa una volta al mese. Ho due figli, Leonardo di 33 che vive a Roma e Matteo di 28. Mia moglie mi ha fatto studiare, a 40 anni ho ripreso i libri conseguendo il diploma di laurea di educatore che mi ha visto impegnato in una comunità per tossicodipendenti.

Ricordi di Nardò.

Bellissimi, una terra meravigliosa ed un pubblico molto speciale e molto legato alla squadra di calcio. Ho una amicizia speciale con Michele Marzina e Maurizio Cazzante.

Contatti con compagni di allora.

Mi sento con Renato (Cappellaccio), Peppino Lombardi, e con l’ex segretario Venneri.

Parliamo di Nardò - Pineto.

Una partita decisiva. Dovevamo vincere. Ricordo che il loro portiere (così come tutti gli avversari), che ben conosceva le mie capacità di colpitore di testa, mi disse senza mezzi termini e per farmi innervosire: “Stronzo, oggi non segni, abbiamo preso tutte le contromisure”. Ma al minuto 8° della ripresa una punizione-cross dalla trequarti calciata da Petruzzelli mi vide svettare fra i tanti difensori ed inzuccare il pallone che gonfiò la rete. Una liberazione, una gioia immensa.

Quindi?

Quindi il Presidente Natalizio, raggiante per la permanenza raggiunta, volle a tutti i costi passeggiare su e giù per la villa, fino a tarda serata, con me sottobraccio per ostentare agli occhi della città la gioia di quell’impresa.

Sembrano storie inverosimili.

Sono storie di un calcio autentico, genuino, che non c’è più.

Dove hai vissuto a Nardò?

Per tutti e quattro gli anni sono stato a Santa Maria al Bagno. Abitavo nella piazzetta dove c’è il Bar del mitico Ottorino Mazzarella.

Perché Totò delle curve?

Perché ero un buon cascatore e procuravo molti rigori. E allora, dove il fattore campo era importante, molti arbitri lo concedevano.

Abbiamo raccontato il gol più importante, ma quello più bello?

Non ho io ricordo del gol più bello, ma di un rigore al 91°, sotto la “tribuna ti taula”, in un Nardò – Monopoli finito 3-3. L’arbitro mi disse: dopo il rigore fischio la fine”. Molti dei miei compagni, gelati in attesa dell’esito, diedero le spalle, apprendendo del gol in seguito al boato del pubblico.   

Se tu fossi a capo del sistema calcio?

Non sarei gradito. Oggi è business, non è più uno sport, è diventato politica e gli interessi prevalgono sul buon senso. Se provi a “rifondarlo” tocchi interessi troppo forti.

Quale soluzione adotteresti per una eventuale ripresa?

 Sono per la sospensione totale fino a quando si ripristinerà la condizione di sicurezza per giocare, riprendendo da dove interrotto, per tutte le categorie. Lo stadio a porte vuote non ha senso, non è calcio. Il calcio è il pubblico, ed è anche l’arbitro che ha paura. Per non parlare che lo stadio vuoto toglie introiti alle società.

Questo Totò Frisenda: persona orgogliosa, spigolosa, ma schietta e sincera. Persona vera, che nel calcio di oggi sarebbe “il Totò delle curve” perché le farebbe innamorare. Storie di un calcio pieno di polvere, ma ricco di dignità e  valori, quelli ai quali, dopo questo giro di boa, bisogna puntare per recuperare l’onorabilità di questo bellissimo sport.

L'articolo del lunedì della Gazzetta di Nardò - Pineto

L'articolo del Lunedì della Gazzetta col rigore battuto al 91°.

Il Videomessaggiodi Totò Frisenda.

Il DG Silvano Toma intervistato dal sito web Notiziariodelcalcio.com
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